I dati Inail contano 555.236 denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e dicembre 2021, 1.221 delle quali con esito mortale. Numeri che fanno riflettere, che impongono ad ognuno di noi, senza alcuna distinzione, una riflessione importante riguardo le nostre responsabilità per quanto riguarda il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Chi non sente propria questa responsabilità o se ne esce dicendo “tanto io non posso fare nulla”, oppure “E’ destino, se deve succedere succede”, o ancora peggio “ma cosa vuoi che succeda, abbiamo sempre fatto così!” deve fermarsi e riflette bene sulla questione.
Sono passati quasi 30 anni dall’entrata in vigore del D. Lgs 626/1994 e ad oggi i dati affermano che leggi, sanzioni, ispezioni e formazione obbligatoria, non hanno dato i risultati che l’Europa, e tutti noi, speravamo. Quali possono essere i problemi? Forse la formazione, così come viene erogata, non colpisce quella trasformazione che deve avvenire alla radice del problema? E se è così, qual è la radice del problema se non la cultura organizzativa?
In questi quasi 30 anni abbiamo appurato che obblighi e imposizione non portano a grandi risultati. La radice di questo problema sta nella mentalità di molte aziende, nella forma mentis di tanti luoghi di lavoro. A sostegno di tale tesi, presentiamo di seguito il modello di maturità della sicurezza, la Curva Bradley, modello che ci permette di vedere come la maturità di un’organizzazione abbia un impatto sulla performance in generale. La famosa azienda chimica DuPont fece un’indagine per verificare il motivo per cui alcuni loro siti industriali avessero ottimi risultati per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza. I risultati dell’indagine mostrarono come la cultura organizzativa influenzava la performance lavorativa, su ogni fronte. Al migliorare della cultura organizzativa, anche le performance crescevano.
Per attuare un cambiamento della visione organizzativa, centrata sulla sicurezza del lavoro, la figura ideale è quella del coach. Il coach è la figura ideale per supportare l’azienda verso un cambiamento, in quanto sviluppa il potenziale dei lavoratori e incrementa le loro prestazioni. Il coach non è un formatore, ma un supporto che facilita e aumenta la consapevolezza delle persone e, di conseguenza, dell’azienda.
L’obiettivo che si pone il coach, riguardo questa tematica, è quello di raggiungere un livello di sicurezza sul lavoro, in cui il lavoratore ha un ruolo attivo, consapevole e proattivo.
La famosa equazione di Gallwey, afferma che la performance viene migliorata se diminuisco le interferenze. Al momento il lavoratore subisce molta formazione sulla sicurezza del lavoro noiosa, in gran parte priva di metodologie didattiche partecipative ed esperienziali e spesso finalizzata solo ad emettere un attestato, tutto questo contribuisce quindi a non renderlo protagonista dentro un sistema di prevenzione e protezione; ciò causa interferenze.
Nel momento in cui pongo il lavoratore al centro di queste tematiche, stimolandolo ad essere impegnato e attivo nella partecipazione, i risvolti saranno visibili fin da subito sulla sua performance. Ciò è in linea con il D.Lsg 81/2008 che esplica il principio di “autotutela” secondo cui il lavoratore deve essere proattivo nella cooperazione e nella costruzione di un sistema della sicurezza sui luoghi di lavoro. La cultura organizzativa deve espandere la responsabilità sulla sicurezza sul lavoro a tutti.
Un principio fondante del coaching è che sono le persone a decidere il loro punto di arrivo. Nessuno obbliga, nessuno impone, la volontà parte dai lavoratori e dai datori di lavoro.
Impedire infortuni sul lavoro è nell’interesse di tutti. La mentalità della sicurezza in azienda è intelligenza, conoscenza, prevenzione, consapevolezza, responsabilizzazione. Parole importanti che non devono spaventare, ma devono ridurre la nostra “famosa” interferenza. Noi di Formorienta, ci impegniamo quotidianamente per studiare e fornire soluzioni, per analizzare i contesti e capire al meglio quale possa essere il miglior approccio formativo e consulenziale. La formazione, quella vera, quella efficace, rappresenta un grande strumento di prevenzione ma solo se finalizzata a creare consapevolezza e responsabilità nei lavoratori.